Riserve Naturali Messina
Orizzonti azzurri
Bosco di Malabotta
A pochi passi da Roccella Valdemone, paesino aggrappato su un costone roccioso meta di appassionati di free climbling, quest’area, posta sull’alta valle Alcantara guarda a non molta distanza ai Nebrodi ed alle Rocche del Crasto. La Riserva abbraccia i Comuni di Francavilla, Floresta e Patti.
L’ente gestore è l’Azienda Foreste. Sotto una fitta vegetazione boschiva composta da antichi ed alti esemplari di cerri, noccioleti, faggi, querce, pini, scorre un ruscello, il torrente Licopedi di Roccella, che poco più giù confluisce nell’Alcantara.
Il Bosco di Malabotta (700 – 1300 m slm) è un’area di eccezionale valore naturalistico. Si tratta di una vasto comprensorio naturale fra Roccella Valdemone e Montalbano Elicona, dove su sedimenti ora argilloso-arenacei, ora su rocce alluvionali e calcaree si è spontaneamente formato un ecosistema ricchissimo di flora e fauna. La riserva è punteggiata da numerose alture: Pizzo Castelluzzo, Serra Castagna, Pizzo Daniele e Pizzo Galera, ora rivestiti di fitto bosco, con alberi centenari, ora aperti a vaste radure abitate dai suini neri, ora torrenti impervi in cui si riproduce la rara trota macrostigma. In genere il bosco è costituito da querce, pini, noccioli, castagni, pioppi e aceri, interrotti da splendidi esemplari di agrifoglio.
Più in basso, il leccio .Il sottobosco conta il biancospino, la rosa selvatica , lo sparzio spinoso ed offre riparo a volpi e cinghiali, donnole e martore. Significativa la presenza del topo quercino. Per l’avifauna, gheppi e falchi pellegrini, poiane, aquile reali, sparvieri.
Deviando dalla strada che conduce al bosco di Malabotta, facilmente si accede alle Rocche dell’Argimusco, altopiano che si eleva ad un’altezza superiore ai mille metri , con vista sull’Etna, lo Stretto di Messina e le isole Eolie, su cui si innalzano megaliti di calcare che vento e pioggia hanno eroso conferendo loro strane forme. Un’altra interessante escursione è quella al bosco Pittari, nel Comune di Malvagna. Aree di interesse: Caserma Forestale Malabotta: partendo dall’area di parcheggio di Monte Cerreto, scendendo sulla destra, dopo aver attraversato un fitto bosco misto, c’è un’area attrezzata ed una fonte.
Come raggiungerla:
Per arrivare alla riserva, da Messina si deve imboccare l’autostrada A19 PA-ME ed uscire allo svincolo per Falcone: da qui si segue la segnaletica per Montalbano Elicona. Superato l’abitato, si prosegue in direzione “Tripi”, fino al bivio che si trova poco oltre Portella Cerasa.
Quindi, si gira a destra e s’imbocca Contrada dell’Argimusco, procedendo per un centinaio di metri, dopodiché bisogna seguire a sinistra la carrareccia che porta sino all’ingresso del bosco.
Casetta Carbonai: area attrezzata sede di antichi insediamenti agro-pastorali. Seguire l’itinerario n. 2 della Forestale (torrente Licopeti– torrente Pistone-Casetta Carbonai).
Data dell’Istituzione: 25 luglio 1997;
Estensione totale: 3221,95 Ha;
Riferimenti geografici: I.G.M.I. 1:25.000 (V); FFgg.: 262 IV N.O.- IV N.E.;
Fiumedinisi
Fra Nizza e San Piero Niceto e Fiumedinisi, lungo Monte Scuderi, prosecuzione ideale degli Appennini calabri, questa riserva è stata voluta per la presenza di elementi geomorfologici di rilievo ed aspetti vegetazionali rari.
Sul piano degli aspetti geomorfologici, una delle caratteristiche più interessanti è la stratificazione, nel sottosuolo, di metalli pesanti. Questa parte del messinese conta circa 15 miniere dei più vari metalli: rame, zinco, argento, antimonio, ferro, piombo.
Questi boschi, protetti dal 1998 dall’Azienda Foreste trova ancora riparo la coturnice. Nell’elenco delle popolazioni vegetali, vanno menzionate la roverella, i castagni, le noci ed i gelsi, e l’erica arborea. Più in alto, sopra gli 800 metri, è il regno dell’acero montano, dll’agrifoglio, dell’alloro. Tutta la zona è interessata dal fenomeno delle fiumare, aree solcate da eventi torrentizi, processo comune a tutta l’area dei Peloritani.Sulle sponde dei torrenti crescono il pioppo nero, il salice, l’orniello, l’olmo campestre e l’alaterno. Nel sottobosco invece ecco gli oleandri, le tamerici e le ginestre.
Fauna: gatti selvatici, volpi, martore, donnole, conigli selvatici, micromammiferi arboricoli come il quercino e il ghiro, il topo selvatico, il riccio, l’arvicola di Savi e il toporagno di Sicilia., i falchi pecchiaioli, falco pellegrino, la poiana, lo sparviere, nibbi, il gheppio, l’istrice, le lucertole, i ramarri, i gongili, gli emidattili. Tra i serpenti, si possono incontrare il nerissimo biacco, il saettone, la biscia d’acqua e la vipera. Una menzione a parte va fatta per l’aquila reale, che qui nidifica, e per la rara Coturnice di Sicilia, specie minacciata, citata nel decreto istitutivo come una delle principali motivazioni per la realizzazione della riserva. Ma ecco qualche itinerario consigliato.
La fiumara del Fiumedinisi procede a nord dell’omonimo paese, biforcandosi dopo circa 6 km: il ramo di sinistra è il torrente Vacco, che si apre su un’area mineraria dove si trovano le Pietre di Caloro (miniere aurifere), mentre a destra continua prendendo il nome di Santissima. Questo ramo del corso d’acqua, arrivato all’altezza del versante occidentale di Monte Scuderi, si biforca nuovamente formando a sinistra la Valle degli Eremiti mentre a destra prosegue col nome di Valle Lameri e giunge sino al Piano Margi, dove si trova la Casa degli Alpini, rifugio in stato d’abbandono che prossimamente sarà ristrutturato. A cento metri dal rifugio, in direzione Sud-Ovest, là dove il panorama si apre sull’Etna, affiora una sorgiva. Qui arriva anche l’antica strada militare.
Sempre da Piano Margi si diparte una bellissima mulattiera, percorribile a piedi, che si dirige verso Pizzo Sale. Dalla vetta del rilievo di Monte Scuderi (1.253 m s.l.m.), la più interessante dei Peloritani, si gode un incomparabile scenario che nei giorni di limpidezza atmosferica spazia dall’Etna all’Aspromonte.
Altre emergenze importanti sono: Monte Poverello che a nord digrada dolcemente verso Monte Rossimanno, da cui si gode una spettacolare vista panoramica che tocca pure la Rocca di Padiglione, dove nidifica l’aquila reale. Bellissima anche la zona dell’Acqua Menta, che si apre sull’omonima valle dove la flora è dominata da piantine di menta. In questa riserva vive anche la rara coturnice di Sicilia qui ben rappresentata.
Come raggiungerla:
Per arrivare alla riserva, da Messina bisogna imboccare l’autostrada A18 (ME-CT) ed uscire alla svincolo per Nizza di Sicilia: da qui si prosegue sulla strada indicata dalla segnaletica per Fiumedinisi e, quindi, in direzione nord, si costeggia la fiumara.
Estensione totale: 10 dicembre 1998;
Riferimenti geografici: nel libro non sono indicati;
Isola Bella
Poche parole per questa baia con al centro l’Isola Bella, scoglio celebre in tutto il mondo. Tra i muretti dell’isola vive una rarissima lucertola, Podarcis sicula medemi, all’ombra della macchia mediterranea, che si alterna a specie esotiche, inserite in passato da privati che sull’isola costruirono la loro dimora.
A Capo Sant’Andrea nidificano il Falco pellegrino e il Gheppio e tra le sue rocce si apre la suggestiva Grotta Azzurra. Dal 2000, è attivo il servizio di visite guidate dell’isola e migliaia sono i visitatori che attraversano, spesso a piedi nudi a causa dell’alta marea, l’istmo di ghiaia e ciottoli, che la collega alla terraferma.
I fondali della baia sono meta privilegiata dei diving centers della zona: pesci e molluschi, labridi e corvine spadroneggiano indisturbate tra le praterie di Posidonia oceanica. Gestita fino al 2006 dal Wwf, è adesso passata alla Provincia regionale di Messina.
Isola di Alicudi
Pensate ad un vulcano alto 1600 metri, che emerge però per il 40 per cento. Pensate ai fianchi rivestiti da arbusti e cespugli, resistenti al vento salato, pensate al giallo di ginestra, all’artemisia e all’euforbia arborea, ai rossi del ficodindia ed avrete una prima immagine di Alicudi.
Una delle sette sorelle dell’Arcipelago delle Eolie, ora riserva naturale affidata all’Azienda Foreste.
Era chiamata anticamente Ericusa, perché ricoperta dagli arbusti dell’erica. Un’area ad elevato valore paesaggistico e naturalistico, colonizzata da una vegetazione fortemente influenzata dal mare, tra cui spiccano i perpetuini delle Eolie ed il limonio delle Eolie, specie presenti solo in questo arcipelago.
L’elenco della fauna comprende il coniglio selvatico, il ratto e il topolino di campagna. Tra gli uccelli, il falco della regina, il gabbiano reale, la passera sarda, il fanello, il culbianco, la balia e la monachella. Ovviamente ai turisti vanno suggerite anche alcune significative testimonianze dell’uomo: la Tonna, insediamento abitativo dove è funzionante un trappeto, la Montagna, insediamento umano del XVIII sec.. e Pantalucci, piccola spiaggia, riparo per i pescatori.
Come raggiungerla:
Alicudi è raggiungibile con nave ed aliscafo con partenza da Milazzo e Palermo.
Data dell’istituzione: 25 luglio 1997;
Estensione totale: 371,25 Ha;
Riferimenti geografici: I.G.M.I. 1:25.000 (V); F.: 244 III N.O.;
Isola di Filicudi
Filicudi è “l’isola delle felci”, o forse “dei fenici”. E’ certamente una suggestiva riserva naturale dell’arcipelago eoliano con sei centri eruttivi: i Fili di Sciacca, lo Zucco Grande, la Fossa delle Felci, il Monte Torrione, la Montagnola, e il Capo Graziano.
La costa è punteggiata di numerose grotte e cavità laviche, la più conosciuta delle quali è la Grotta del Bue Marino, un tempo luogo di riproduzione della foca monaca, oggi estinta.
La riserva si caratterizza per una vegetazione tipicamente mediterranea: il corbezzolo, l’erica, il lentisco, la ginestra comune, la ginestra delle Eolie, le felci, l’euforbia arborea. Una delle caratteristiche dell’isola è il cappero, detto orchidea delle Eolie, che si arrampica sulle pareti rocciose. Presente il coniglio selvatico, e la rara lucertola delle Eolie (Podarcis raffonei cucchiarai).
Filicudi è interessata dal transito di alcuni migratori: anatre, oche, aironi rossi e cinerini, fenicotteri, gabbiani, il falco della Regina. Uno dei luoghi privilegiati di nidificazione del falco della regina (inserito nella lista rossa di specie in via di estinzione) è lo scoglio detto della Canna, alto 70 m, dove vive anche la lucertola endemica delle Eolie. La fauna ittica annovera le cernie, le ricciole e le aragoste, che si muovono indisturbate in praterie di di gorgonie, fra corallo nero e rosso
Ente gestore della Riserva è l’Azienda Foreste.
Come raggiungerla:
Filicudi è raggiungibile con nave ed aliscafo con partenza da Milazzo e Palermo.
Data dell’istituzione: 25 luglio 1997;
Estensione totale: 635,93 Ha;
Riferimenti geografici: I.G.M.I. 1:25.000 (V); F.: 244 III N.O.;
Isola di Panarea
Pensate ad un vulcano alto 1600 metri, che emerge però per il 40 per cento. Pensate ai fianchi rivestiti da arbusti e cespugli, resistenti al vento salato, pensate al giallo di ginestra, all’artemisia e all’euforbia arborea, ai rossi del ficodindia ed avrete una prima immagine di Alicudi.
Una delle sette sorelle dell’Arcipelago delle Eolie, ora riserva naturale affidata all’Azienda Foreste.
Era chiamata anticamente Ericusa, perché ricoperta dagli arbusti dell’erica. Un’area ad elevato valore paesaggistico e naturalistico, colonizzata da una vegetazione fortemente influenzata dal mare, tra cui spiccano i perpetuini delle Eolie ed il limonio delle Eolie, specie presenti solo in questo arcipelago.
L’elenco della fauna comprende il coniglio selvatico, il ratto e il topolino di campagna. Tra gli uccelli, il falco della regina, il gabbiano reale, la passera sarda, il fanello, il culbianco, la balia e la monachella. Ovviamente ai turisti vanno suggerite anche alcune significative testimonianze dell’uomo: la Tonna, insediamento abitativo dove è funzionante un trappeto, la Montagna, insediamento umano del XVIII sec.. e Pantalucci, piccola spiaggia, riparo per i pescatori.
Come raggiungerla:
Alicudi è raggiungibile con nave ed aliscafo con partenza da Milazzo e Palermo.
Data dell’istituzione: 25 luglio 1997;
Estensione totale: 371,25 Ha;
Riferimenti geografici: I.G.M.I. 1:25.000 (V); F.: 244 III N.O.;
Isola di Vulcano
L’arcipelago vulcanico delle Isole Eolie, di cui Vulcano, provenendo dalla Sicilia, è il primo in ordine di apparizione, è stato dichiarato area protetta in più fasi, dal 1997 al 2000, coinvolgendo progressivamente tutte e sette le sorelle che la compongono.
Duplice valenza di interesse: riserva naturale e Patrimonio mondiale dell’Umanità, secondo il riconoscimento dell’Unesco, per gli aspetti vulcanici.
Vegetazione mediterranea e grandi rapaci sono una nota caratteristica dell’intero arcipelago. Su Vulcano restano reidui di una antica foresta di querce e lecci. Cisto rosso e cisto femmina si alternano, con erica arborea, corbezzolo e ginestra. In contrada Gelso ecco ancora qualche leccio. Sul litorale, il perpetuino delle Eolie.
Ente gestore Azienda regionale Foreste Demaniali
Come raggiungerla:
Vulcano è raggiungibile con nave ed aliscafo con partenza da Milazzo e Palermo.
Estensione totale: 1361,85 Ha;
Riferimenti geografici: I.G.M.I. 1:25.000 (V); F.: 244 III S.E.;
Stromboli
Un vulcano ancora attivo che fa da manuale nella scienza moderna. Basterà ricordare che da qui arriva il termine “stromboliano” ad indicare un fenomeno eruttivo caratterizzato da esplosioni violente con liberazione improvvisa di gas e magma.
Nonostante il nome, Strombolicchio è in realtà più antico di Stromboli. Uno scoglio imponente di selvaggia bellezza, distante un chilometro e mezzo dalla costa nord-est dell’isola, dai fondali marini ricchissimi di coralli e attinie, come il pomodoro di mare, uno strano essere (un po’ fiore, un po’ animale) che vive solo in acque particolarmente limpide.
La vegetazione di Stromboli comprende la granata rupicola, il Citiso delle Eolie (una pianta arbustiva rara ed esclusiva di Lipari, Vulcano e Stromboli), la ginestra di Gasparrini, il fiordaliso delle Eolie, la violacciocca rossa, l’issopo di Cosentini e il radicchio virgato di Gussone. Anche il leccio è qui presente in macchie irregolari. Il versante est è caratterizzato dalla vegetazione arbustiva a ginestre, la zona di Ginostra dalla presenza degli olivi che qui venivano coltivati.
Per quanto riguarda l’avifauna ecco la berta maggiore e il falco della regina, ma anche l’occhiocotto, il gabbiano reale, i gheppi, la calandrella, la passera sarda, il culbianco e la monachella.
I fondali marini sono ricchissimi e variegati ed offrono uno spettacolo appassionante per chi ama le esplorazioni e la fotografia subacquea.
Le acque limpidissime di questi luoghi sono un vero paradiso per gli amanti delle esplorazioni subacquee che rimangono incantati dinanzi agli spettacolari fondali.
Ente gestore Azienda regionale Foreste Demaniali
Come raggiungerla:
Stromboli è raggiungibile con nave ed aliscafo con partenza da Milazzo e Palermo.
Data dell’istituzione: 20 novembre 1997;
Estensione totale: 1052,50 Ha;
Riferimenti geografici: I.G.M.I. 1:25.000 (V); F.: 244 I S.E.;
Laghetti di Marinello
Laghi di acqua salmastra ai piedi del santuario di Tindari, a Oliveri, sono bacini temporanei originati da una serie di interventi umani nei settori idrogeografici riposti a valle nel torrente Timeto.
Il numero dei laghetti varia a seconda della stagione e delle maree.
Un paesaggio orizzontale bianco, verde e blu: i laghetti più interni diventano di acqua dolce.
Flora: macchia mediterranea composta da euforbia, canne, mirto, capperi e fichi d’India.
Fauna: molluschi e neonata, vongole in acqua, uccelli migratori attorno.
Sul colle dirimpetto, un sentiero conduce alla grotta della Maga, caverna le cui pareti sono costellate da residui calcarei di molluschi.
La storia di questi laghetti appare sempre legata all’influenza del santuario: nel 1982 le maree tracciarono un lago dal profilo sembiante ad una donna con bimbo in grembo, che la fede popolare attribuì alla madonna nera di Tindari.
La riserva è nata nel 1998. Ente gestore è la Provincia regionale di Messina.
Laguna di Capo Peloro
All’estremità nord della costa orientale della Sicilia, a Messina, in quella curva di terra che gira dallo Jonio verso il Tirreno, capo Peloro doppia la costa siciliana.
Qui, ai piedi dei “piloni”, due aree lacustri, le lagune di Capo Peloro e Ganzirri, ospitano un ambiente molto particolare.
Le acque sono da tempo estesi allevamenti di molluschi, le rive sono meta fissa di uccelli migratori che qui trovano giusto riparo dalle fatiche dell’attraversamento contro vento dello Sretto.
La Riserva è stata istituita nel 2001, per la sua particolarità vegetazionale e per tutelare le specie che vi svernano.
Ente gestore è la Provincia regionale di Messina.
Montagna delle Felci
La riserva si trova a Salina, isoletta dell’Arcipelago delle Eolie, già dichiarato patrimonio dell’Umanità dalla lista dell’Unesco.
Le pendici di questa isola sono caratterizzate dalla presenza di vegetazione spontanea di sempreverde e macchia mediterranea. Ginestre, lentisco ed euforbia ammantano i fianchi di questi promontori del vulcano. Felci e porri sono ovviamente le specie dominanti. Fra i piccoli mammiferi presenti, una presenza inconsueta è il ghiro.
Area di vecchia istituzione (1984) , è costituita da una serie di vulcani spenti da tempo, oggi divenuti zona privilegiata non solo di grandi rapaci (come il falco della regina) ma anche o le berte, ma anche di uccelli pelagici, quali pellicani e gru, aironi cormorani e fenicotteri, che regnano qui indisturbati.
Un tuffo nelle acque di salina rivelerà uno spettacolo assai affascinante.
I fondali sono ricchi di esemplari di corvine e cernie, ricci e paguri.
Vallone Calagna
Questa Riserva naturale integrale, in provincia di Messina, a Tortorici, a 560 metri sul livello del mare, è stata istituita dalla Regione nel 2000 anche grazie alle rilevazioni di alcuni ricercatori.
Qui infatti nasce e cresce spontaneamente una pianta rara, la falsasanicola, nome scientifico Petagna saniculaefolia, relitto della flora del Terziario, che ha trovato il suo habitat naturale grazie all’incontro del clima di montagna mitigato dal Tirreno. La Petagna ha bisogno di parecchia acqua: il Vallone Calagna, con i suoi mille rivoli, riesce ad assecondare questa richiesta, grazie alle sorgenti Padirà che si riversano poi nel torrente Calagna in direzione del paese.
Tutelata dalla convenzione di Berna, la Petagna è stata riconosciuta nel 1997 dalla Regione, che tre anni dopo ha istituito la riserva integrata, cioè con particolari criteri di rigidità nel rispetto dell’ambiente. Sicilia Parchi consiglia la visita in primavera, quando i fiori della Petagna, bianchi e dalla tipica forma rotondeggiante, sono facilmente visibili.
Ricordiamo che siamo in pieno parco dei Nebrodi, fra faggete e noccioleti. Da qui si dipartono anche molti itinerari a carattere culturale. A Tortorici, città officina delle Campane, si giunge dopo un percorso di breve distanza. Da non perdere il museo Franchina.
Per via della delicatezza dell’ecosistema, l’Azienda Foreste, Ente gestore individuato con apposito decreto, subordina la visita ad una richiesta.
Come raggiungerla:
Tortorici è raggiungibile da Messina, da cui dista 103 km, attraverso il seguente itinerario: s’imbocca l’autostrada A20 (ME-PA) e si esce a Brolo (al km 72,8); da qui si raggiunge la Statale 113, tramite la bretella A30/SP143 e si prosegue verso la Statale 116 in direzione Castell’Umberto.
Poi, attraverso la provinciale 157, si percorrono 9,5 Km verso Tortorici.
Il vallone Calagna si trova fuori dell’abitato del paese.
Estensione totale: 38,50 Ha;
Riferimenti geografici: I.G.M.I. 1:25.000 ; F.: 252 II S.O.;