Parco dei Nebrodi
L’Appennino siciliano
Ben 70 km di catena montuosa, il 50% dei boschi di Sicilia: il Parco dei Nebrodi rappresenta davvero il polmone verde dell’Isola. Inoltre, costituisce a buon diritto, nel panorama regionale, un modello di sviluppo eco-compatibile in cui natura e cultura si coniugano insieme sotto la bandiera comune dello sviluppo sostenibile.
Le iniziative varate dall’Ente Parco dei Nebrodi, che è anche capofila del Pit – Programma Integrato Territoriale – Nebrodi, si sono mosse in direzione della tutel:a e del potenziamento dell’economia agro-silvo-pastorale, affiancandovi l’offerta dei servizi turistici e culturali ed un asse di attività interamente dedicato all’educazione ambientale, il linea con il programma Infea.
Un binomio vincente, rafforzato da una serie di valenze paesaggistiche e naturalistiche uniche in Sicilia. Nebrodi vuol dire laghi e boschi, sapori tipici e sentieri invitanti, sorgenti freschissime ed una cultura locale ospitale e pronta a disarmarvi con il suo sorriso semplice ed accogliente.
Benvenuti nel Parco dei Nebrodi, allora, l’Appennino di Sicilia!
L’area
Il Parco dei Nebrodi, nato nel 1993, suddiviso in quattro fasce di protezione, abbraccia 21 Comuni: Alcara Li Fusi, Capizzi, Caronia, Cesarò, Floresta, Galati Mamertino, Longi, Militello Rosmarino, Mistretta, S. Agata Militello, Santa Domenica Vittoria, S. Fratello, San Marco d’Alunzio, Santo Stefano Camastra, San Teodoro, Tortorici, Ucria (ME), Bronte, Maniace Randazzo (CT), Cerami (EN).
Comuni ricchi di fascino storico e tradizioni popolari, sagre e feste patronali, tutte da scoprire secondo un ricco calendario.
È attraversato da cinque grandi direttrici viarie:
- la Statale 116 (Capo d’Orlando- Randazzo)
- la Statale 289 (S. Agata Militello-Cesarò)
- la Statale 117 (S. Stefano Camastra-Nicosia)
- la provinciale 168 (Caronia-Capizzi)
- la provinciale 157 (Rocca di Caprileone-Tortorici)
Il Parco dei Nebrodi è raggiungibile dalla Autostrada A-20 Messina/Palermo e dalla statale tirrenica 113.
Il paesaggio varia dalle dolci colline sul Tirreno (splendida veduta da San Marco d’Alunzio e Santo Stefano, patria della ceramica) o affacciate sull’Etna (Randazzo, Bronte), sino ai verdi prati dei laghi Ancipa, Biviere di Cesarò, Maulazzo, Trearie, Quattrocchi, Spartà, Pisciotto, nel cuore del parco, fin dentro alle rocce più impervie, solcate da torrenti e sorvolate dai grandi rapaci.
Come Monte Soru (il più alto, 1847 metri) e le Rocche del Crasto, formazioni calcaree dolomitiche, fra le cui fessure nidificano l’aquila reale ed il grifone.
Le Cascate del Catafulco rappresentano poi il giusto premio ad infaticabili escursionisti.
All’interno dei boschi, comode aree attrezzate vi invitano ad una piacevole sosta, come alla sorgente Nocita, direzione Obolo.
Alcuni centri visita sparsi nei punti nevralgici del vasto territorio aiutano il visitatore a razionalizzare le visite ed apprezzare appieno, così le mille meraviglie di questo Parco.
Flora e Fauna
Distinguiamo tre fasce vegetazionali:
il piano mediterraneo, sino agli 800 m sul livello del mare, caratterizzato dalla macchia mediterranea (euforbia, lentisco, mirto, ginestra, corbezzolo, sugherete, lecci, roverella).
Fra gli 800 ed i 1400 metri abbiamo querce, cerri, rovere.
Oltre i 1400, a quote più montane, ecco infine le faggete, le più estese: non a caso il faggio è il simbolo del Parco dei Nebrodi.
Rileviamo anche qualche acero montano, ed il frassino, da cui si traeva un tempo la manna.
Ancora, nel sottobosco, ginestre, graminacee, leguminose, rose canine, viole, felci aquiline, agrifoglio, biancospino.
Un tempo i Nebrodi erano il regno di orsi, daini, caprioli, lupi e cerbiatti (nebros, in greco significa appunto cerbiatto): oggi abitano questi boschi il gatto selvatico e l’istrice, volpi, conigli, lepri, donnole, ghiri, la martora, la testuggine palustre e terrestre.
Il Daino sta per essere reintrodotto grazie ad una sinergia con i privati.
Ormai famoso il suino nero dei Nebrodi, ma anche il cavallo sanfratellano, per molti principale mezzo di locomozione sino a qualche decennio addietro, e la bovina rossa.
Presenti molti anfibi, rettili, piccoli mammiferi, invertebrati.
Splendide libellule, il discoglosso e la tartaruga palustre sono alcuni esempi.
Ricca l’avifauna, con oltre 150 specie.
Molti migratori svernano presso i laghi ma non solo.
Sullo Spartà spesso presenti aironi e falchi di palude.
Per i rapaci, citiamo oltre che l’aquila reale, la poiana, il falco, il nibbio, i gheppi.
Ancora il martin pescatore, la rara coturnice, l’upupa, le folaghe, il corvo imperiale, il merlo acquaiolo, germani reali, beccaccini, folaghe, pettirossi, ballerine.
La cultura locale
La tradizione millenaria dei territori del Parco dei Nebrodi è scandita dalle stagioni: spesso neve e caldi focolari domestici in inverno, ma un’esplosione di fioriture, sagre e sapori d’estate. Stretti fra l’Etna, il Mar Tirreno, l’Alcantara ed il Simeto, i Nebrodi affascinano per la loro ricchezza architettonica, per i sapori, gli odori e l’artigianato tipico, frutto di una cultura contadina genuina, che ancora annovera, ad esempio, i carbonai ed i cavallari.
Una cultura fondata su valori autentici e genuini, come gli ingredienti della cucina locale.
Non possiamo non citare i formaggi, dalle provole di casale al pecorino, frutto dell’arte dei casari ancora oggi adusi all’alpeggio fra i laghetti di alta quota.
Olio d’oliva, miele, pistacchio di Bronte, nocciole e frutti di bosco, fragole di Maletto, si esprimono nella tradizione delle paste di mandorla e dei dolcetti squisiti, spesso infornati in coincidenza delle feste tradizionali di paese: Sant’Antonio a Capizzi, i Giudei della Pasqua di San Fratello, i Babbaluti di San Marco d’Alunzio, solo per citare alcune delle feste più importanti.
La tavola si arricchisce di pasta fatta in casa, secondi generalmente a base di carne come il castrato.
Il salame del suino nero dei Nebrodi è solo una delle perle che questo territorio presenta.
L’artigianato locale si esprime, oltre che attraverso le ceramiche di Santo Stefano, anche per mezzo della lavorazione del bronzo delle Campane di Tortorici, la realizzazione dei cesti di vimini e nel tessile dei pizzi fatti a mano con i tummuli.
Ancora, la lavorazione del ferro battuto e del legno ci offre la possibilità di acquistare souvenirs unici per pregio e lavorazione.
Itinerari
Innumerevoli gli itinerari da proporre nel Parco dei Nebrodi.
Per semplicità, partiamo offrendo uno spaccato di possibilità a bordo della propria vettura.
Statale 116:
da Randazzo, centro medievale ricco di fascino, a Ucria, aggrappato su un costone a guardare Raccuja. Una suggestiva carreggiata si snoda fra boschi, prati e pascoli, da cui si dipartono sentieri per la faggeta di Monte Colla, le sorgenti di Favoscuro, il lago Pisciotto, e la Rocca di San Marco.
Prima di Ucria, ecco il bivio per Tortorici, la città officina delle campane.
Da Randazzo, nei pressi di Murazzo Rotto:
bivio per Monte Gorgo Secco e, proseguendo, il Lago Trearie.
Da Randazzo si può anche visitare la Ducea di Nelson a Bronte.
Una strada percorribile in jeep, la cosiddetta Dorsale, taglia i Nebrodi collegando Floresta (statale 116) a Portella Femmina Morta (statale 289 Cesarò-San Fratello): durante il tragitto, si incontrano ancora i Laghi Pisciotto e Trearie, il bosco Mangalaviti e Serra del re, il Biviere di Cesarò e il Lago Maulazzo, entrambi con aree attrezzate.
In alto, Monte Soru:
Sullo stesso asse, con un po’ di impegno, le Cascate del Catafulco, altissime pareti a strapiombo.
In direzione Alcara Li Fusi (meglio andare dalla statale tirrenica 113), da vedere le Rocche del Crasto, dove nidifica l’aquila reale, e la città sicana di Krastos.
L’artigianato locale nel tessile tipico annovera la pezzara.
Da Alcara, si vada a San Marco d’Alunzio, la Taormina del Tirreno, città di epoca greca.
Proseguendo dalla 289, si giunge a San Fratello, patria dell’omonimo cavallo, quindi a Sant’Agata Militello, sede del Parco.
Dalla provinciale 168, da Capizzi a Caronia:
sulla strada, bivio di Portella dell’Obolo, quindi bivio per Sorgente Nocita, splendida area attrezzata.
Su questa trazzera, incontriamo allo stato brado suini neri dei Nebrodi e cavalli sanfratellani al pascolo.
Più in là, monte Pelato.
Proseguendo dalla 168, si passa dal Castello dell’Impallaccionata, palazzo primi Novecento immerso in un cerreta.
Si giunge poi a Caronia, affacciata sul Tirreno, dominata dal Castello.
Infine, lungo la statale 117 da Nicosia a Santo Stefano:
Di passaggio, Sella del Contrasto, con sentieri per i monti Campanito e Sambughetti.
Più avanti il Lago Urio Quattrocchi, con sentiero verso il bosco della Tassita.
Dalla stessa statale, ecco Mistretta e quindi Santo Stefano, uno splendido Museo della Maiolica, dove è d’obbligo acquistare qualche ceramica tipica.