Riserve Naturali Trapani
Un tuffo nel blu
Bosco di Alcamo
Conifere, pini e cipressi, lecci, frassini, sulla sommità del monte Bonifato, di origine calcarea, guardano tranquilli alle coste ed al mare.
Un fitto sottobosco presenta esemplari di peonia, acanto, ferula, ampelodesma, ranucolo, valeriana, asfodelo, ginestrino comune e purpureo, lentisco, palma, pungitopo, ginestra, euforbia. Per la fauna, rilevante la presenza di conigli, volpi, istrici, ricci, donnole, di cui si nutrono poiane, gheppi, barbagianni, civette, allocchi.
Frequenti gli avvistamenti di upupa, cuculi ed allodole. In basso, si distende la città di Alcamo, grande abitato patria del celebre vino bianco. L’area naturale, riserva dal 1984, affidata tre anni dopo alla Provincia, è interessante per la varietà vegetazionale e per la presenza di un topo, il quercino, dalla tipica maschera. Abitato sin dall’epoca del bronzo, oggi conserva qualche traccia di un castello fatto erigere dai Ventimiglia.
Foce del Belice
Istituita nel 1984, questa splendida area naturalistica si caratterizza per le dune intorno alle quali si è formato un sistema florofaunistico particolare.
L’are compresa fra Marinella di Selinunte e Porto Palo, caratterizzata da una vegetazione palustre sull’asta terminale del belice, dove sostano e nidificano molte specie di uccelli. Segnaliamo il fratino, la gallinella d’acqua, il beccamoschino, la cannaiola, l’Airone cenerino e il Beccapesci.
La riserva è carattrerizzata dalla massiccia presenza dello sparto, del Ravastrello, dell’erba San Pietro, del giglio marino, dell’Euforbia marina. Vi si trovano alcune dune stabili, che ostacolano i venti carichi di salsedine e ne impediscono l’avanzata delle sabbie verso l’interno. L’instabilità della costa non impedisce un fiorire spontaneo di flora e fauna, soprattutto invertebrati e rettili.
Grotta di Santa Ninfa
Complesso speleologico di natura carsica su base gessosa, si sviluppa per oltre un chilometro , con un sistema di grotte comunicanti.
L’elevato valore naturalistico della grotta di Santa Ninfa è legato inoltre alla presenza di una interessante fauna cavernicola, adattata a vivere in assenza di luce e in ambienti con elevato tasso di umidità. Sono circa 60 cavità, ricche di minerali dalle forme bizzarre, a cavallo dei comuni di Gibellina e Santa Ninfa, alimentate dal torrente Biviere, che nasce su terreni argillosi alle pendici di M. Finestrelle (sito di una necropoli paleocristiana), e termina il suo corso superficiale in una grande valle cieca occupata da vigneti. Un piccolo fiume sotterraneo alimenta la grotta. Nell’area del Biviere, troviamo euforbia arborea, del timo e delle orchidee selvatiche; nei valloni è presente una rigogliosa vegetazione ripariale, di grande interesse per l’elevata diversità della flora.
La fauna comprende il riccio, l’endemico toporagno di Sicilia, il coniglio, l’istrice, la donnola, la volpe. Fra gli uccelli sono ben rappresentati la poiana e il piccolo gheppio, caratteristico per la posizione a “spirito santo” assunta durante la caccia, l’usignolo, la ghiandaia. E’ di grande interesse fra gli anfibi la presenza del discoglosso, simile ad una rana e vivente solo nel Mediterraneo occidentale.
Isola di Pantelleria
Isola di origine vulcanica, dal mare cristallino e dalle rocce scure, ricca di grotte e testimonianze del passato, protetta dal 1998, presenta una fitta vegetazione mediterranea, con palme e boschi sempreverdi di pino a strapiombo sul mare. A distanza relativamente breve dalle coste africane, è un buon punto di sosta per i migratori. Vi si trova il gatto selvatico, che si nutre di conigli, qui abbondanti, e diversi grandi rapaci.
Meta di turismo internazionale. La gestione dell’area protetta è affidata all’Azienda Foreste Demaniali.
Il Lago di Venere è una interessante area naturalistica nato da sorgenti sotterranee saline. Intorno alle sue sponde cresce la lisca, lo zigolo, ed una specie endemica dell’isola, il limonio densissimo. Vi si sono adatati anche due invertebrati tipici dell’area africana, il grillotalpa e la cinezia.
Altre emergenze naturalistiche dell’isola, sono Montagna grande, Monte Gibele, e monte Gelkhamahar. Dal punto di vista vegetazionale, l’isola si caratterizza per la presenza edl Pino marittiomo, d’Aleppo . Ginestra, limonio e violaciocca hanno sviluppato endemismi locali, insieme a molte altre specie: Lampedusa , isolata geograficamente da altri sistemi naturali, ha fatto la sua strada.
Nel tipico paesaggio scandito dai dammusi e da asinelli di razza pantesca, particolarmente robusti ed eleganti, la vita si svolge tranquillamente.
Come raggiungerla:
A Pantelleria si arriva tramite aereo o nave (è possibile sbarcare con la propria automobile sull’isola) partendo da Trapani o da Palermo.
Sono assicurati i collegamenti aerei anche con Lampedusa.
Estensione totale: 2626,69 Ha;
Riferimenti geografici: I.G.M.I. 1:25.000 (V); Fg.: 256 III;
Monte Cofano
Profilo netto e deciso, visibile da Erice come da Castellammare, Monte Cofano (659 metri slm) , massicio calcareo ricadente nel Comune di Custonaci, è una vasta area naturalistica con significative emergenze geologiche, vegetazionali ed antropologiche. Vi si trovano grotte famose per gli appassionati di speleologia, come l’Abisso delle Gole, la grotta di Monte Cofano I, con l’annessa Sala del fantasma.
La Riserva Naturale Orientata, istituita nel 1997, annovera quasi 350 piante diverse, molte delle quali ovviamente tipicamente rupestri, quali palme nane (la giumarra), ed altre capaci di resistere agli incendi ed alle frequenti alte temperature estive. Anche se comunque non sono del tutto scomparse le tracce di vegetazione arborea a leccio che un tempo doveva ammantare i fianchi del Monte Cofano. dal punto di vista botanico, una delle emergenze più significative è la presenza della Disa, l’ampelodesma di grosse dimensioni dove si rifugia ogni sorta di piccoli mammiferi e ovovivipari
Falchi pellegrini nidificano sulle rupi a strapiombo, ma non mancano i martin pescatore, mentre la la rara aquila del Bonelli, hanno trovato qui il loro habitat.
L’area di Monte Cofano a pochi passi dalla riserva dello Zingaro, fu abitato già in epoca paleolitica. Il borgo di Scurati, dentro l’omonima grotta, con i suoi graffiti, ne è un esempio. E’ qui che torna a rivivere ogni natale il rito del pane. Di rilievo anche gli antri di Miceli e Mangiapane dove sono state rinvenute testimonianze archeologiche risalenti al periodo paleolitico.
Più in basso, verso il mare, alcune torri di avvistamento spagnole e una tonnara completano il giro turistico, suggerendo la capillare rete organizzativa delle vecchie torri di avvistamento che nel 1500 Camillo Camilliani volle in Sicilia.
Come raggiungerla:
La riserva è raggiungibile da Palermo e da Trapani attraverso l’autostrada A29 Pa-TP: usciti allo svincolo di Castellammare del Golfo si imboccherà la SS 187 (direzione Trapani), fino al bivio per San Vito Lo Capo, proseguendo per il borgo di Purgatorio, ad un km prima di questo centro abitato, una strada sulla sinistra raggiunge la montagna.
Estensione totale: 537,5 Ha;
Riferimenti geografici: I.G.M.I. 1:25.000 (V); Fg.: 248 III N.E.;
Preola e Gorghi Tondi
A Mazara del Vallo. Riserva dal 1998, affidata al WWF, è costituita da 4 laghi di origine carsica, avvolti da canneti e fitta bassa vegetazione lacustre, ottimo riparo per uccelli migratori e stanziali. Vi crescono la palma nana, a quercia calliprina, il lentisco.
Presente anche una ricca fauna: ramarri, testuggini palustri, folaghe, tuffetti, anatre selvatiche, aironi, usignoli e anche numerosi rapaci come il nibbio reale, il falco pescatore, il gruccione e l’upupa. L’area è fruibile tutto l’anno previa prenotazione da effettuare contattando gli uffici dell’Ente Gestore. E’ consigliata la visita nei periodi primaverile ed autunnale, quando diverse specie di avifauna acquatica sono di passo e/o svernano nell’area.
Sono disponibili per la fruizione il Centro visitatori con aula didattica multimediale, due sentieri natura attrezzati con relativi osservatori sul lago Preola e sul Gorgo Basso. L’osservatorio sul Gorgo Basso è raggiungibile anche da persone diversamente abili dopo circa 180 metri di un sentiero immerso nella rigogliosa macchia mediterranea a prevalenza di Quercus calliprinos. L’osservatorio sul lago Preola rende agevole e senza disturbo l’osservazione di diverse specie di avifauna acquatica, specie nel periodo primaverile, quando alcune specie hanno nidificato fra i canneti che circondano le acque basse del Preola.
Saline di Trapani e Paceco
Nata nel 1995, affidata in gestione al WWF, la Riserva si estende su quasi mille ettari nei pressi di Trapani. Gran parte della Riserva include proprietà private, nelle quali piccole e grandi imprese esercitano la millenaria attività della “coltivazione” del sale.
Qui infatti le vasche per il sale funzionano ancora, scandite da albe e tramonti, stagioni e colori. E le vasche e le aree vicine sono divenute area di sosta di uccelli migratori, fra cui anche gli aironi. L’area è frequentata da circa 200 specie, come fenicotteri, spatole, aironi bianchi maggiori, garzette, falchi di palude, cavalieri d’Italia, fraticelli, il Gabbiano roseo, il Martin pescatore, l’Airone bianco maggiore.
L’Avocetta è stata eletta simbolo della Riserva. Una vera “attrazione” della Riserva è il cosiddetto “Fungo di Malta”, in realtà una pianta parassita e specie rara: in Italia, oltre alla zona fra Trapani e Marsala, è possibile osservarla solo in poche aree costiere della Sardegna e della Basilicata. Fra gli invertebrati, troviamo un piccolo crostaceo, l’ Artemia salina, tuttora oggetto di grande interesse, sia in termini sistematici e di ricerca pura che di ricerca applicata.
Meta di un turismo di qualità, la Riserva offre allo sguardo attento del visitatore un museo del sale, che ricostruisce la simbiosi uomo saline nello sviluppo socio-economico trapanese. Da vedere.
Stagnone di Marsala
Nel 1984 la Riserva fu istituita per tutelare il delicato ecosistema che si era istaurato attorno alle isole dello stagnone, visibili da Trapani in direzione Marsala.
In sistema di isolette, ricche di vegetazione alofila, in un fondale basso popolatissimo di grandi predatori, all’interno di un’area a valenza archeologica fra le più importanti di Sicilia: Mothia, la punica città che ha recentemente restituito all’uomo il celebre Giovinetto.
La laguna abbraccia l’isola di San Pantaleo, anticamente Mozia, la Scuola, Santa MAria e l’Isola Grande, in cui le paludi di acqua salmastra, sono spezzate dalle antiche saline. Pozze d’acqua dolce alimentano giuncheti, macchie sempre verdi ed un ricco elenco di avifauna.
Fra posidonia e calendule, aironi cenerini, cavalieri d’Italia, avocette e gheppi stanno costantemente a caccia.
In un paesaggio orizzontale, disegnato da mulini e saline, da agavi e cumuli di sale, questa riserva affascina ed ammalia, specie al tramonto. Un’esperienza unica, che Sicilia Parchi consiglia vivamente.
Attivo quotidianamente un servizio di collegamento continuo con le isolette, facilmente raggiungibili in pochi minuti di navigazione. Ente gestore, provincia regionale di Trapani.
Zingaro
Area naturalistica estesa per sette km, fra Scopello (Castellammare) e San Vito lo Capo. Istituita dopo una marcia popolare che ha fatto la storia dell’ambientalismo in Sicilia, offre suggestioni da mare caraibico, emergenze geologiche e culturali.
Circa seicento le specie vegetali presenti all’interno dell’area della riserva. Citiamo, in maniera rapida, accanto all’olivastro ed al lentisco, il limonio flagellare, e di Todaro, le palme nane, che allo Zingaro, grazie alle condizioni climatiche favorevoli, raggiungono dimensioni ragguardevoli, quasi arboree. Capace di sopportare le alte temperature estive, riesce a ricrescere anche dopo gli incendi. Elemento onnipresente del paesaggio locale, la palma è stata sempre usata per la realizzazione artigianale di suppellettili di uso comune, come scope e cappelli. Anche la presenza della quercia da sughero è un fatto abbastanza particolare.
Gli abitanti dello Zingaro, sono falchi pellegrini e aquile, coturnici, di Sicilia, donnole, ricci e lucertole rare, facilmente visibili durante l’attraversata che conduce ad una delle tante spiaggette.Lo zingaro ospita ad oggi la rara aquila del Bonelli, in via di estizione, ma che qui pare essersi ambientata bene, grazie anche alla ricxca disponibilità di cibo.
Non dimenticate la maschera: i fondali sono ricchi di colori. Addentrandosi per i sentieri più interni , ci si allontana da mare ma si scopre un’altro paesaggio. Suggeriamo l’area umida della contrada Acci, dove alcune pozze d’acqua ospitano il granchio di fiume ed il discoglosso dipinto.
Diversi sentieri attrezzati conducono a musei e casali recuperati. Da vedere la Grotta dell’Uzzo, la Grotta del Sughero, la grotta della Ficarella, un tempo frequentate dalla foca monaca.
Come raggiungerla:
La riserva ha due ingressi: uno da Scopello e l’altro da San Vito Lo Capo. Per chi parte da Palermo: imboccare l’autostrada A29 (PA-TP) e uscire allo svincolo di Castellammare del Golfo, quindi proseguire sulla SS 187 in direzione Trapani, dopo circa 4 km imboccare la strada per Scopello.
Giunti in località Guidaloca, proseguire e superare la Tonnara di Scopello. Si arriverà ad uno spiazzo destinato a parcheggio, dove si trova un tunnel roccioso. Da qui la segnaletica dell’ente gestore aiuterà il visitatore ad orientarsi nella riserva. Nei pressi si troverà il Centro visitatori e l’area attrezzata di Cala Mazzo di Sciacca.
Per chi parte da Trapani: imboccare l’autostrada A29 (TP-PA) e uscire allo svincolo di Castellammare del Golfo, da qui proseguire secondo lo stesso itinerario sopra descritto.
Per raggiungere la riserva dall’ingresso di San Vito Lo Capo: se proveniente da Trapani o Palermo dovrà imboccare la SS 187 fino al bivio per San Vito Lo Capo. Dal paese seguire le indicazioni per la Tonnarella dell’Uzzo e la segnaletica per la riserva.
Data dell’Istituzione: 6 maggio 1981;
Estensione totale: 1600 Ha;
Riferimenti geografici: I.G.M.I. 1:25.000 (V); Fg.: 248 II N.O. – II S.O.;