Riserve Naturali Siracusa
Natura e avventura
Cavagrande di Cassibile
La Riserva si trova fra i Comuni di Noto, Avola e Siracusa. E’ un complesso di rocce di tenero calcare, situate nel basso altipiano ibleo scavate dal fiume Cassibile, che per azione di erosione hanno formato nel tempo delle vallate scoscese chiamate “cave”.
Una delle più spettacolari è appunto la la Cava Grande attraversata dal fiume Cassibile. Lunga 10 Km e profonda 250 metri, fu in epoca paleolitica sede di insediamenti abitati. Nelle pareti sono state scavate ottomila tombe rupestri del tipo a grotticella, databili tra il decimo e il nono sec. a.C.
Riserva naturale, istituita con decreto del 1984, ed affidata all’Azienda Foreste, annovera una fitta vegetazione fluviale e lacustre. Circa tremila ettari, affidati alla gestione del demanio foreste, ogni anno meta di migliaia di visitatori. Questo è il regno del platano orientale, tipico dell’Europa sud-orientale e dell’Asia occidentale. Di fatto, Cassibile ne è l’estremo limite naturale occidentale. I platani, insieme a salici, lecci, pioppi e frassini, formano gallerie di fitto bosco, addentrandosi nel quale si giunge in fondo alla cava, segnata dal passaggio delle acque. La loro limpidezza particolare, permette la vita all’esigente granchio di fiume, all’anguilla ed alla biscia.
Cassibile è, insieme a poche altre aree in Sicilia, luogo di riproduzione della trota macrostigma, la trota autoctona della nostra isola, caratterizzata da punteggiatura nera su fondo argenteo nei fianchi. Volpi e conigli, ricci e donnole sono frequenti, così come svariati rapaci di grande taglia.
Ricca anche la fauna acquatica: dalle trote alle anguille, dalle rane ai gamberetti di fiume. Meta estiva di molti bagnanti.
Come raggiungerla:
Partendo da Siracusa, imboccare la SS 115 in direzione Avola e da qui seguire la segnaletica per Avola Antica: a circa un km da questo sito si raggiungerà un belvedere da cui si diparte un ripido, ma comodo sentiero che in mezz’ora consente di raggiungere il fondo del canyon.
Riferimenti geografici: I.G.M.I. 1:25.000 (V); FFgg.: 277 IV N.E. – IV N.O.;
Fiume Ciane e Saline
Con il Decreto n. 536/90 l’Assessorato Territorio e Ambiente della Regione Siciliana istituiva la Riserva Naturale Orientata “Pino d'”Aleppo” al fine di “salvaguardare le formazioni residue autoctone di Pinus halepensis e di ricostituire la pineta nelle aree a gariga degradata per azione dell’uomo”.
Il Pino d’Aleppo è una varietà di pino specifica della Sicilia, in via di estizione, residuo di un vecchio bosco. L’albero, irregolare, può raggiungere anche i dieci metri di altezza. Per tutelarne la peculiarità, ed in considerazione che quest’albero nasce qui spontaneamente, la regione Sicilia ha inteso proclamare, nel 1990, quest’area fra Vittoria, Ragusa e Comiso zona protetta. La riserva occupa la parte bassa del corso del fiume Ippari e ricade nell’area compresa tra l’abitato di Vittoria e la foce.
L’area della riserva, lungo il corso dell’Ippari, conta anche oltre che i pioppi, il salice ed il salicone, anche l’Olivastro, il Carrubo, il Lentisco, il Ilatro comune, l’ Alaterno. Spostandosi verso il mare, ecco la Quercia spinosa. il Ginepro rosso, la Ginestra bianca , l’Artemisia la Palma nana, l’Efedra fragile, il timo, l’erica, le orchidee.
Per la fauna, citiamo la Donnola, il Riccio, l’Istrice , il Coniglio, la Lepre, la Volpe, il Topo Quercino, l’Arvicola.
Per l’avifauna, ecco il Cardellino, il Verzellino, il Merlo, l’Upupa, il Colombaccio, la Tortora, la Gazza, la Gallinella d’acqua, la Ballerina gialla, la Ballerina bianca, la Poiana , il Gheppio, il Falco di palude; tra i rapaci notturni sono presenti la Civetta ed il Barbagianni, il Cavaliere d’Italia, l’Airone cinerino, la Garzetta, il Germano reale, la Marzaiola, la Volpoca, il Piro piro piccolo, il Martin pescatore, il Gruccione.
Rettili: Colubro leopardino, Lucertole, Ramarri, Gongoli, Tartarughe. Anfibi presenti, le Rane verdi ed i Rospi
Tra i pesci, quando le acque del fiume erano sicuramente in condizioni di maggior equilibrio ecologico, erano presenti tinche, anguille, e noni.
Grotta Monello
La Grotta Monello è stata dichiarata Riserva Naturale Integrale nel 1998 e affidata in gestione al CUTGANA allo scopo di tutelare l’eccezionale sviluppo di stalattiti e stalagmiti e la ricca fauna cavernicola. Fu casualmente scoperta per il crollo del terreno che ne ostruiva l’apertura a pozzo.
La Riserva è ubicata nel settore orientale dell’altopiano ibleo, è formata da ripide valli fluviali dai versanti talora scoscesi e inviolabili, che si alternano a pianori sassosi e soleggiati, dove abbondano interessanti forme carsiche. Ampie zone coltivate a pascolo rappresentano l’habitat ideale per numerose specie di Invertebrati, mentre anguste cavità e piccoli anfratti offrono riparo a Istrici, Volpi e Rapaci notturni. La grotta, con uno sviluppo complessivo di 540 m circa, è importantissima per le sue strutture di concrezionamento e presenta una serie di sale con stalattiti, cannule, eccentrici, vele e cortine, meduse, colate concezionali, stalagmiti, colonne e vaschette, con cordonature a gradinata.
La fauna cavernicola è caratterizzata dalla presenza di pseudoscorpioni Chtonius multidentatus Beier e Roncus siculus Beier, dell’isopode Armadillium lagrecai Vandel e del diplopode Sicilmeris dionysii Strasser. Tra i vertebrati si riscontra il chirottero Rhinolophus ferrumequinum ferrumequinum (Schreiber). L’ambiente epigeo è invece caratterizzato dal tipico patrimonio faunistico delle “cave iblee”.
Tra gli Uccelli si annovera la Coturnice sicula e il Corvo imperiale, tra i Rettili a rischio di estinzione vi sono il Colubro leopardino e la Testuggine di Hermann; tra i Mammiferi la Martora e l’Iistrice. Il paesaggio è solcato da forre ove domina la vegetazione a macchia ad Euforbia e la lecceta. Le colture più rappresentative sono oliveti, mandorleti, carrubeti e in questo contesto si trovano l’Acanto ed il Crisantemo giallo.
Sui costoni rocciosi vi è la tipica vegetazione di macchia ad Euforbia arborescente che si accompagna all’Ogliastro, al Carrubo e all’Alaterno. Nell’imboccatura della grotta si rinviene la rarissima Urtica rupestris, specie endemica esclusiva degli Iblei, perenne e quasi priva di peli urticanti.
Grotta Palombara
La Riserva Naturale Integrale “Grotta Palombara” nel territorio di Melilli, è stata istituita nel 1998 allo scopo di tutelare una delle più importanti grotte carsiche della Sicilia orientale per il suo “sviluppo sotterraneo e la complessità dei sistemi di cavità con una fauna cavernicola variata che comprende un’importante componente guanobia”.
La gestione della Riserva è affidata al CUTGANA. La Grotta Palombara è una cavità carsica fossile che ha uno sviluppo complessivo di circa 800 metri. L’ingresso è costituito da una voragine profonda in fondo alla quale si può giungere solo con l’uso di corde e scalette speleologiche. Superata una serie di angusti cunicoli e una stretta fessura, si perviene alla grande “Sala dei Vasi”, così detta in seguito al rinvenimento di due vasi della fase castellucciana. Da qui, si arriva alla “Sala del Guano”, un vasto ambiente, dove vive una numerosa colonia di pipistrelli Vespertilio maggiore, i cui escrementi si sono accumulati sul pavimento della cavità formando un ammasso di guano che ospita una ricca fauna guanobia. Da questa sala si dipartono due ramificazioni denominate “Ramo del Geode” e “Ramo del Laghetto”. Sia in fondo alla voragine d’accesso, sia all’interno della cavità sono stati rinvenuti fossili di grossi Vertebrati e micromammiferi.
Nell’area protetta vive una fauna epigea costituita da numerose specie di Invertebrati e Vertebrati quali la Lucertola siciliana, il Ramarro occidentale, il Biacco maggiore, il Gheppio, il Falco pellegrino. La fauna cavernicola della Grotta Palombara è ricca di specie di particolare interesse come lo pseudoscorpione Roncus siculus, specie endemica presente anche nella Grotta Monello, i pipistrelli Vespertilio maggiore, il Miniottero e il Rinolofo.
La vegetazione dell’area protetta è assai varia: dalla macchia nei tratti più impervi e rocciosi, si passa alla gariga, a formazioni steppiche e a formazioni annuali di praticelli. Sulle culminazioni rocciose si rinviene una vegetazione arbustiva con Ogliastro, Alaterno, Mirto e Calicotome. Viceversa, nei tratti poco rocciosi si rinviene una gariga a piccoli arbusti mediterranei mentre in pianura abbonda una vegetazione steppica a graminacee cespitose.
Oasi faunistica di Vendicari
La Grotta Monello è stata dichiarata Riserva Naturale Integrale nel 1998 e affidata in gestione al CUTGANA allo scopo di tutelare l’eccezionale sviluppo di stalattiti e stalagmiti e la ricca fauna cavernicola. Fu casualmente scoperta per il crollo del terreno che ne ostruiva l’apertura a pozzo.
La Riserva è ubicata nel settore orientale dell’altopiano ibleo, è formata da ripide valli fluviali dai versanti talora scoscesi e inviolabili, che si alternano a pianori sassosi e soleggiati, dove abbondano interessanti forme carsiche. Ampie zone coltivate a pascolo rappresentano l’habitat ideale per numerose specie di Invertebrati, mentre anguste cavità e piccoli anfratti offrono riparo a Istrici, Volpi e Rapaci notturni. La grotta, con uno sviluppo complessivo di 540 m circa, è importantissima per le sue strutture di concrezionamento e presenta una serie di sale con stalattiti, cannule, eccentrici, vele e cortine, meduse, colate concezionali, stalagmiti, colonne e vaschette, con cordonature a gradinata.
La fauna cavernicola è caratterizzata dalla presenza di pseudoscorpioni Chtonius multidentatus Beier e Roncus siculus Beier, dell’isopode Armadillium lagrecai Vandel e del diplopode Sicilmeris dionysii Strasser. Tra i vertebrati si riscontra il chirottero Rhinolophus ferrumequinum ferrumequinum (Schreiber). L’ambiente epigeo è invece caratterizzato dal tipico patrimonio faunistico delle “cave iblee”.
Tra gli Uccelli si annovera la Coturnice sicula e il Corvo imperiale, tra i Rettili a rischio di estinzione vi sono il Colubro leopardino e la Testuggine di Hermann; tra i Mammiferi la Martora e l’Iistrice. Il paesaggio è solcato da forre ove domina la vegetazione a macchia ad Euforbia e la lecceta. Le colture più rappresentative sono oliveti, mandorleti, carrubeti e in questo contesto si trovano l’Acanto ed il Crisantemo giallo.
Sui costoni rocciosi vi è la tipica vegetazione di macchia ad Euforbia arborescente che si accompagna all’Ogliastro, al Carrubo e all’Alaterno. Nell’imboccatura della grotta si rinviene la rarissima Urtica rupestris, specie endemica esclusiva degli Iblei, perenne e quasi priva di peli urticanti.
Pantalica
In territorio dei Comuni di Sortino, Ferla, Cassaro, Buscemi, Palazzolo Acreide troviamo un’altra area con elementi geomorfologici ed antropologi comuni a Cavagrande di Cassibile. La Riserva naturale orientata di Pantalica abbraccia la Valle dell’Anapo ed il torrente Cavagrande, snodandosi su di un’ampia area di 3700 ettari compresa dentro un bacino idrografico totale di 450 km quadri.
La Valle dell’Anapo è innanzitutto la valle del fiume, limpido e fresco. Ecco perchè nelle sue acque riesce a vivere ancora la trota fario, dal dorso costellato di punti bianchi, rossi e neri, ma anche la rara ed autoctono macrostigma, la trota siciliana, presente in altre pochissime stazioni in Sicilia e che qui si può nutrire di gamberetti di fiume. Le acque del torrente sono anche abitate dal granchio di fiume, dal discoglosso dipinto, una rana abbastanza pregiata. Le sponde dell’area fluviale sono ombreggiate dai platani orientali. L’oleandro è un’altra nota caratteristica di questa riserva.
Un vasto elenco di fauna potrebbe corredare la scheda di questa riserva. Vogliamo citare solamente il raro colubro di Riccioli, un serpente noto nelle campagne dell’isola, le testuggini terrestri, l’aquila del Bonelli, l’upupa, gati selvatici e martore. Gli escursionisti speleologi hanno di che gioire: la grotta dei Pipistrelli e la grotta Trovato sono ambite mete per la possibilità di osservare varie specie di pipistrelli.
Sempre all’interno della Riserva, a Palazzolo Acreide, un insieme di 5ooo tombe scavate nella roccia carsica solcata da un torrente dal 1997 è stato posto sotto tutela naturalistica e paesaggistica: è il sistema di tombe di Pantalica, meta di turismo internazionale.
Come raggiungerla:
da Siracusa bisogna imboccare la SS 114 seguendo le indicazioni per Floridia e da qui si prosegue per la SS 124 in direzione Cassaro-Ferla: l’ingresso della riserva è nelle vicinanze del bivio per le due città (seguire le indicazioni).
Riferimenti geografici: I.G.M.I. 1:25.000 (V); FFgg.: 273 II N.E. – II S.E.; 274 II N.O. – III S.O.;
Villasmundo S. Alfio
La Riserva Naturale Integrata“Complesso speleologico Villasmundo – S. Alfio” è stata istituita nel 1998 ed è affidata in gestione al CUTGANA, per tutelare uno dei sistemi carsici più importanti dell’area iblea. Il territorio che ospita la Riserva è formato da due piccole, profonde valli fluviali, separate da un breve altopiano.
Le valli fluviali, localmente dette cave, sono quelle del torrente Belluzza, a Nord, e del torrente Cugno di Rio, verso Sud, nel settore nord-orientale dei Monti Climiti. Le marcate diversità edafiche e microclimatiche comportano la presenza nel territorio di differenti tipi di vegetazione che offrono aspetti paesaggistici molto diversi.
Le formazioni boschive sono quelle a querce caducifoglie e leccio. Lungo l’alveo del torrente Belluzza cresce il bosco ripale associato al Salice e all’Oleandro. Sui versanti più scoscesi e soleggiati si riscontra, invece, la macchia ad Euforbia arborea. Infine, dove ha gravato l’attività antropica, prevale la prateria steppica dominata da graminacee perenni e da pochi esemplari di Carrubo.
La grotta Villasmundo si apre alla base di una parete della destra orografica del torrente Cugno di Rio e si sviluppa per un totale di oltre 2 Km con un complesso sistema di morfotipi freatici e vadosi. Abbondanti e di particolare bellezza le concrezioni calcitiche che ricoprono le pareti. Per quanto concerne l’idrogeologia, questa è l’unica grotta attiva dei Monti Iblei ed è articolata in un corso d’acqua principale, nell’affluente, nel torrente del ramo di ingresso e nel lago terminale; invece l’ingresso della grotta Alfio, immette in un sistema ipogeo ben più piccolo.
Per quanto concerne la fauna, l’ambiente della Riserva presenta un’elevata biodiversità: sono presenti il Riccio, l’Istrice, la Volpe, la Donnola, la Martora, il Biacco maggiore, la Rana esculenta, il Ramarro, l’endemica Lucertola siciliana, il Gongilo, e il raro Colubro leopardino. Anche la ricca l’avifauna presenta specie comuni insieme a specie più interessanti come l’Averla capirossa, la Coturnice sicula e, tra i rapaci, la Poiana, il Gheppio e l’Aallocco.
La fauna ipogea, è infine rappresentata dall’importante artropode Armadillidium decorum.
Pure la flora, nell’ambiente della Riserva, si presenta ricca e ben differenziata. È possibile osservare il Mirto, il Carrubo, la Calicotome, il Biancospino, la Rosa sempreverde, la Clematide e la Salsapariglia. Una rarissima specie endemica esclusiva degli Iblei, risalente all’era Terziaria, è l’Urtica rupestris, ed un altro raro endemismo siculo è la Cymbalaria pubescens. Invece nelle zone più aperte, spicca lo Spinaporci, presente in Sicilia solo negli Iblei, e i cespugli di Timo, e un’altra endemica esclusiva degli Iblei, Calendula suffruticosa ssp. gussonei, e alcune specie di orchidee spontanee.
Saline di Priolo
La Riserva Naturale Saline di Priolo è stata istituita con DA 807/44 del 28/12/00 ed affidata in gestione alla LIPU (Lega Italiana Protezione Uccelli).
E’ stata istituita al fine di “tutelare il sistema dei bacini di cui è costituita la salina che ospita estesi Phragmiteti e Salicornieti che, unitamente alla zona umida propriamente detta, offrono particolare ricetto alla ricca avifauna migratoria e stanziale”.
Nel panorama delle aree protette siciliane, la Riserva Naturale Saline di Priolo, estesa meno di 50 ettari, riveste un ruolo anomalo per la sua posizione al centro di uno dei più vasti poli petrolchimici europei. Questa piccola zona umida racchiude in se diversi motivi di interesse legati sia alle ragioni di base di istituzione di una riserva naturale, la conservazione, ma anche alla sua funzione di simbolo di rilancio per un territorio che negli ultimi cinquant’anni ha visto trasformare in modo radicale il suo aspetto.
Saline di Priolo è una vera oasi fra le ciminiere, non da intendersi come zona felice in mezzo ad un territorio martoriato, ma come una realtà che vuole e deve rilanciare questo territorio verso una riqualificazione ormai obbligatoria e che si può ottenere, a volte, con un minimo impegno da parte di chi sul territorio opera.
Il principale interesse naturalistico della riserva è legato al suo ruolo come area di sosta, nidificazione e svernamento per un elevato numero di specie di uccelli.
Ad oggi sono note, per la riserva e le aree immediatamente circostanti, 237 specie di uccelli, l’80% delle quali interamente o parzialmente migratorie.
Nelle Saline di Priolo e Penisola Magnisi sono state osservate più della metà delle specie ornitiche della Sicilia e circa il 40% di tutte quelle osservate ad oggi in Italia. Il dato è notevole se paragonato alla limitata estensione dell’area e alla localizzazione nel cuore dell’area industriale. La zona umida appare vitale per migliaia di uccelli migratori che ogni anno migrano lungo le coste della Sicilia orientale.
Le Riserve Naturali Saline di Priolo è aperta tutto l’anno ed offre al visitatore attento e rispettoso più di un motivo per passare una piacevole ed interessante giornata all’aria aperta. Cosi natura,
storia ed incantevoli paesaggi possono accompagnarvi alla scoperta di aspetti insoliti del territorio priolese.
Come raggiungerla:
- Da Catania: percorrere la SS 114/E45 in direzione Siracusa, imboccare l’uscita in direzione Priolo/Cava Sorciaro, seguire le indicazioni per Priolo Gargallo e uscire dal paese dalla via Castel Lentini in direzione Marina di Priolo. Seguire la strada per circa 3 km, alla rotonda girare a sinistra, al bivio Penisola Magnisi/Siracusa girare
a destra, proseguendo per un km si giunge all’ingresso principale della Riserva. - Da Siracusa: uscire da Siracusa dal viale Scala Greca in direzione Priolo Gargallo e proseguire sulla SP 55 seguendo le indicazioni per Saline di Priolo/Penisola Magnisi/Thapsos, costeggiare il mare verso penisola Magnisi sino all’ingresso principale della riserva che si trova dopo la centrale Enel.