Riserve Naturali Catania
Non solo Etna
Bosco Santo Pietro
Riferimenti geografici: I.G.M.I. 1:25.000 (V); FFgg.: 272 III N.E. e II S.E.; 273 III N.O. e III S.O.;
Il Bosco di Santo Pietro si trova in provincia di Catania, fra Mazzarone e Caltagirone.
E’ una splendida area boschiva, che si estende per oltre due mila e cinquecento ettari: la seconda riserva naturale per estensione, dopo il bosco di Ficuzza, nel palermitano. Già sottoposta per decreto a vincolo nel 1991, la Riserva è stata istituita a tutti gli effetti nel 1999, ed è gestita dall’Azienda delle Foreste Demaniali della Regione Sicilia. L’istituzione si è resa necessaria per tutelare la enorme varietà floro-faunistica di questo residuo dell’antico sistema boschivo siciliano composto da antiche sugherete.
Presenta infatti una gran varietà di specie vegetali. Splendide le sughere giganti, ma rilevanti anche le vecchie querce, la roverella, i lecci, i pini. Il sottobosco è dato da olivastro, biancospino, erica, corbezzoli, mirto, in cui trovano rifugio numerosi piccoli mammiferi.Per quanto riguarda l’avifauna, il Bosco Santo pietro annovera numerosi uccelli pregiati, fra cui alcuni rapaci, come le poiane, i gheppi.
Lungo il corso d’acqua che alimenta la riserva, troviamo pioppi e salici, rifugio ideale per gli aironi cinerini, le garzette, i martin pescatore. All’interno della riserva, in contrada La grazia, opera un centro recupero fauna selvatica specializzato nel recupero di testuggini.
Come raggiungerla:
Partendo da Catania è opportuno utilizzare il raccordo della tangenziale ed imboccare lo svincolo per Caltagirone, seguendo la superstrada Catania-Gela fino all’uscita per Caltagirone. Giunti in città, il bosco è facilmente raggiungibile andando in direzione sud.
Fiumefreddo
Un tempo dall’alveo ben più ampio, questo fiume rischiava di scomparire per gli eccessivi prelievi idrici, se nel 1984, grazie ad una iniziativa di privati ed ad una incessante campagna stampa, la Regione non ne avesse proclamato la protezione ambientale.
Il corso d’acqua è lungo appena un paio di km. Nasce dalle sorgenti dette delle Quadare, cioè le caldare, che sgorgano ribollendo dal sottosuolo. L’eccezionale freddezza delle acque di questo corso – 12 gradi – , è dovuta allo scioglimento delle nevi dell’Etna. Questa particolarità permette la vita Vad una pianta tipicamente nordica, il ranunculetus , o ranunculo a pennello, presente anche sull’Alcantara, altro fiume dalle acque particolarmente fredde.
Vi si trova il papiro, caso unico in Sicilia insieme al Ciane di Siracusa. Residuo del vecchio sistema lacustre della Gurna di Mascali, vive ancora oggi il problema della conservazione: d’estate il livello delle acque si abbassa pericolosamente.
Fra le specie di uccelli presenti: Airone cenerino Airone rosso Alzavola beccaccia Beccaccino Cardellino Cicogna Cincia Colombela Cuculo Fanello Fischione Fringuello gallinella Germano reale Gru Nibbio Piviere dorato Porciglione Quaglia Svasso minore Tarabusino Tortora Usignolo di fiume Verzellino.
Forre Laviche Simeto
La Riserva Forre laviche del Simeto, abbraccia i Comuni di Centuripe, Adrano, Randazzo e Bronte. Istituita per tutelare il complesso sistema geologico di origine vulcanica, offre allo sguardo del visitatore allo stesso tempo una fitta macchia mediterranea incastonata in una serie di laghetti e cascatelle sul fiume Simeto.
Per le emergenze di carattere vegetazionale, citiamo la presenza dell’oleandro, degli asfodeli bianchi e gialli, dei giunchi, di papavero e tanaceto, ferie, borragine. Qualche dato sulla fauna: qui vivono la biscia, il ramarro e la lucertola wagleriana, la rana esculenta, del discoglosso e dell’ululone.
Nei paraggi, il ponte cosiddetto “dei Saraceni”, del 1 sec. dc, è una possente architettura policroma che certamente merita una visita.
Isola Lachea
L’isola Lachea, costituita prevalentemente da rocce basaltiche in più punti sormontate da argille pleistoceniche metamorfosate, è la più grande fra le Isole dei Ciclopi, ed è di origine vulcanica legata alle prime eruzioni sottomarine nel golfo di Acitrezza, risalenti a circa 500.000 anni fa. Secondo la leggenda l’origine è da imputare ai massi lanciati da Polifemo contro la nave di Ulisse-Nessuno.
Oltre alla porzione emersa delle isole, l’area protetta comprende, la fascia di mare che va dal sopralitorale all’infralitorale. L’arcipelago dei Ciclopi rappresenta un sito di grande interesse sia naturalistico che archeologico, infatti, sull’isola Lachea furono anche rinvenute testimonianze della presenza umana risalenti alla Preistoria. Nel 1896 il senatore del Regno Luigi Gravina concesse il diritto d’uso sopra l’isola e i sette scogli adiacenti per studi scientifici e sperimentali al Rettore dell’Università degli Studi di Catania. Nacque così un piccolo, ma prezioso, museo ittico e nel 1998, fu istituita la Riserva Naturale Integrata gestita dal CUTGANA.
La ricchezza faunistica dei fondali dei Ciclopi è data dalla presenza di numerosi pesci e di tutti i gruppi di Invertebrati; già a pochi metri di profondità è possibile ammirare Bavose, Salpe e Cefali, mentre tra le rocce del fondale è facile distinguere colonie di Idrozoi, Ascidie rosse, il Verme cane e l’argenteo balenio dei Saraghi. Verso i 15, 20 metri è comune la Gorgonia gialla.
Oltre, è possibile ammirare colonie arborescenti di polipi che possono superare anche il metro di altezza, ma fra tutti chi spicca per singolarità e bellezza, è l’Alicia mirabilis, la più grande attinia del Mediterraneo. Invece, tra i Vertebrati, è frequente la presenza del Rombo. La fauna dell’isola Lachea è abbastanza varia e comprende gruppi animali che ben sopportano le avverse condizioni ambientali. Tra i numerosi invertebrati troviamo lo Zelotes messinai, un ragno endemico di Sicilia, e l’Urozelotes mysticus noto unicamente per l’Isola Lachea. I Vertebrati sono rappresentati da qualche Mammifero Roditore e da pochi Rettili Sauri; questi ultimi annoverano la presenza esclusiva della Lucertola endemica Podarcis sicula ciclopica.
Più elevato è il numero di specie di Uccelli che si possono occasionalmente incontrare sull’isola Lachea come il Falco di palude, il Falco pellegrino e persino trampolieri e limicoli. Poche specie utilizzano questi luoghi come sito di nidificazione, tra queste vi è la Passera sarda e la Ballerina gialla. L’isola Lachea offre inoltre rifugio al Gabbiano reale mediterraneo, al Gabbiano comune e al cormorano.
La flora dell’isola Lachea é essenzialmente costituita da piante selezionate dalla trascorsa presenza dell’uomo oppure legate ad un substrato ricco in sali per la vicinanza del mare. Significativa è la presenza di alcune specie endemiche distribuite in Sicilia e Italia meridionale, quali Senecio squalidus, Heliotropium bocconei, Carlina hispanica ssp. globosa.
Micio Conti
La R.N.I. “Complesso Immacolatelle e Micio Conti”, estesa per circa settanta ettari, è un complesso di grotte di grande importanza naturalistica, archeologica e storica.
La riserva è stata istituita nel 1998 ed è gestita dal CUTGANA. La morfologia della zona presenta due notevoli salti orografici intervallati da un vasto pianoro sul quale si aprono gli ingressi delle grotte. La secolare presenza antropica è testimoniata dal tipico paesaggio agrario a vigneto costruito dai terrazzamenti, dalle stradelle pedonali, dai coni di pietra, dai sistemi di canalizzazione a cielo aperto e da piccoli edifici rurali in pietra lavica. Di una certa importanza testimoniale è la Guardiola Cantarella, una garitta spagnola del ‘600.
Le grotte vulcaniche sono costituite da un tunnel lavico a conduttura isolante che permette alla lava di raggiungere anche notevoli distanze dal punto di emissione, infatti la lava scorrendo sul terreno crea dei solidi argini laterali che crescendo verso l’alto si congiungono formando un tetto. Il complesso Immacolatelle e Micio Conti è costituito da un sistema di otto cavità vulcaniche avente una lunghezza complessiva di circa 1,5 km, situato all’interno di un campo lavico a morfologia hawaiana, alle grotte si accede attraverso ingressi creatisi per il crollo delle volte. Nelle Immacolatelle, questi crolli hanno diviso un unico tunnel lavico in più parti dando origine ad un complesso di quattro grotte con la lava a corde che ne orna la pavimentazione. Nella Grotta dei Tedeschi, una “cascata” di apparati radicali della sovrastante vegetazione pende dalla volta. Invece, all’interno della Micio Conti sono presenti particolari striature sulle pareti lasciate dal passaggio della lava e piccole stalattiti di rifusione sulla volta.
L’ampia diversificazione degli habitat presenti nell’ambito della riserva, consente lo sviluppo di numerose specie animali come: Quercino, Toporagno, Donnola, Volpe, Colubro leopardino e Discoglosso dipinto, endemico di Sicilia. Anche l’avifauna è rappresentata da specie importanti quali Poiana, Civetta, Coturnice siciliana e Averla capirossa. Le numerose grotte di scorrimento lavico sono, infine, abitate da specie estremamente adattate alle particolari condizioni ambientali quali il Ferro di cavallo maggiore e il Miniottero.
Il territorio si presenta influenzato dalle attività agricole e pastorali pur conservando lembi di vegetazione forestale a Quercia virgiliana che, con la Quercia amplifolia e il Bagolaro, forma boschi termofili, che rappresentano una rarità per il comprensorio etneo. Sulle creste rocciose si scorgono l’Euforbia arborescente, l’Alaterno, il Terebinto ed altre piante mediterranee. All’ombra delle formazioni laviche sono presenti la rara Aristolochia altissima, la Calistegia e la Brionia, negli spazi aperti e pietrosi, si rinvengono il Barboncino comune e delle orchidee, mentre nei terreni un tempo adibiti a pascolo troviamo l’Asfodelo e la Ferula.
Oasi del Simeto
A cavallo fra le province di Catania e Siracusa, l’Oasi del Simeto è stata istituita nel 1984 – in concomitanza con la riserva del Fiumefreddo- per arginare l’opera cementificatrice dell’uomo, per permetterne lo svernamento agli uccelli migratori, e per recuperare l’originaria popolazione vegetale alofila e mediterranea.
La Foce del Simeto oggi rappresenta un’area umida ideale per gli uccelli stanziali, ma anche per quelle specie migratorie che si muovono lungo l’asse nord sud d’Europa. Nel paesaggio orizzontale intervallato da dune sabbiose, crescono piante lacustri e canneti, ma non solo.
Un lungo sentiero si snoda accanto al corso d’acqua. Nei pantani retrodunali sarà bene avvicinarsi con discrezione per non disturbare gli uccelli (falco di palude, germani reali, beccacce, mignattini, qualche airone, i cavalieri d’Italia ed il martin pescatore, solo per citarne alcuni) e la fauna. In acqua, cefali e pesci d’acqua dolce nuotano indisturbati.
Tamerici, giunchi, salici, ma anche il limonio e la salicornia ci accompagnano. Lungo le rive, lentisco, giglio delle spiagge, fiordalisi. Presenti volpi e donnole.
L’ente gestore è la Provincia regionale di Catania.
Timpa di Acireale
Estensione totale: 225,34 Ha;
Riferimenti geografici: I.G.M.I. 1:25.000 (V); FFgg.: 270 II N.E.;
Dichiarata Riserva nel 1999 ed affidata all’Azienda Regionale Foreste Demaniali, la Timpa si trova ai piedi di Acireale, in provincia di Catania, un lungo costone lavico che per quasi sette km scende giù a strapiombo sul mare, alto anche più di un centinaio di metri, rivestito di edera, euforbia e carrubbi.
Insieme all’isola Lachea, costituisce un laboratorio naturale a cielo aperto in cui è scritta la storia geovulcanica della Sicilia. Di particolare rilevanza alcuni tratti a ridosso della fascia costiera, dove alti colonnati basaltici, simili a quelli resenti nelle Gole dell’Alcantara, rappresentano il percorso di cristallizzazione delle lave a contatto con l’acqua. E’ il caso della grotta delle Colonne, raggiungibile solo via mare.
Nell’area della riserva nidificano diversi rapaci, ed indisturbata una fitta vegetazione si sviluppa rigogliosa grazie alle sorgenti che si riversano nello Jonio. Come a Santa Caterina, caratterizzata da un belvedere dalla splendida veduta. Il sentiero delle Chiazzette, camminamento in pietra raggiungibile (facendo massima attenzione) dalla statale 114 ad Acireale, è un percorso secentesco che si snoda giù fino a Santa Maria La Scala, borgo marinaro pittoresco e tranquillo.
Lungo il sentiero a zig zag, incontreremo la fortezza del Tocco, fortilizio a difesa di Acireale nel XVII secolo, durante la dominazione spagnola, da cui si sparava un colpo di cannone per avvertire del pericolo. Carrubbi, ginestri, olivastro, lentisco e limonio saranno una nota caratterizzante di questa passeggiata.
Come raggiungerla:
Partendo da Catania, imboccare la SS 114 (CT-ME): la riserva è compresa tra Capomulini (dopo aver superato Aci Trezza) e Santa Maria degli Ammalati, che si trova presso l’ingresso sud di Acireale. I pullman possono parcheggiare sulla piazzetta di S. Maria degli Ammalati. In automobile si può invece imboccare la stradina che porta verso le Chiazzette e parcheggiare all’imbocco della trazzera che rappresenta l’inizio del sentiero.